Progetti
Un lavoro e una speranza
Il Messico, Paese a maggioranza cristiana cattolica, normalmente non dovrebbe apparire sulla lista dei Paesi “ostili al Cristianesimo”. Eppure, in alcune zone del Paese, la persecuzione contro i Cristiani avviene e prende forma di ostilità verso i Cristiani evangelici. Nel Sud del Messico, per esempio, il Governo centrale è molto debole e di fatto la gestione delle amministrazioni è spesso in mano a gruppi “ribelli” di matrice marxista che vedono con fastidio quei gruppi cristiani che non aderiscono alla cosiddetta “teologia della liberazione”. Anche i cattolici tradizionalisti cercano di ostacolare i gruppi evangelici, in particolar modo perché rifiutano di compromettersi con i culti e i riti che mischiano cristianesimo e spiritualità indigena. Una terza causa di violenza sono le faide tra famiglie e la presenza di cartelli mafiosi che sfruttano il business della droga, e che naturalmente vedono come ostacolo le chiese che prendono posizione contro droga e illegalità. Il tragico risultato di questa situazione sono i numerosi casi di molestie ai Cristiani, con intimidazioni, pestaggi e agguati, che provocano l’isolamento di intere famiglie le quali vivono in condizioni di estrema povertà.
Il progetto “Macchine per cucire” nasce proprio in un contesto di crescente difficoltà delle famiglie cristiane, le quali hanno la possibilità di generare un reddito aggiuntivo attraverso la produzione di capi di abbigliamento per sé e per altre famiglie. Insieme alle macchine per cucire naturalmente vengono organizzati corsi per il loro utilizzo ai fini della produzione di vestiti, biancheria di casa, e ogni sorta di prodotti in cui è richiesto l’intervento “meccanico”.
Uno strumento di riconciliazione
Il progetto è coordinato dalla sezione Canadese della Missione per la Chiesa Perseguitata e messo in pratica dalla sezione Messicana. “Il progetto ha avuto un ritardo iniziale perché le macchine per cucire che originariamente avevamo pensato di acquistare erano elettriche, ma i nostri colleghi messicani ci hanno segnalato che a volte devono funzionare anche in condizioni di assenza di corrente, o a causa della discontinua erogazione nelle zone coinvolte o della sua totale assenza in certe aree” raccontano i colleghi canadesi. “Cosi abbiamo deciso di acquistare modelli ibridi, in grado di funzionare sia in modo manuale sia elettrico”. Una particolarità di questo progetto è che le macchine per cucire sono state concesse “in uso” e non in proprietà alle famiglie; in questo modo una volta che hanno fornito il proprio servizio alle famiglie in necessità, possono essere date ad altre famiglie e altre persone, quindi moltiplicano il proprio potenziale.
Accanto alla funzione prettamente economica e “materiale” del progetto, grande importanza ha assunto l’aspetto spirituale dell’iniziativa, dal momento che le famiglie coinvolte sono sia di provenienza evangelica sia cattolica, pertanto è stata svolta una funzione di riconciliazione tra famiglie in lotta tra loro. Nelle riunioni mensili dove venivano insegnate le tecniche di utilizzo delle macchine per cucire numerosi membri delle famiglie coinvolte negli scontri, di una parte e dall’altra, hanno potuto sentire le testimonianze dei collaboratori della Missione da tutto il mondo, e si sono stupiti che la loro storia fosse nota anche all’estero. Durante tutto un anno i collaboratori della Missione per la Chiesa Perseguitata hanno non solo effettuato corsi di formazione ma soprattutto hanno testimoniato l’amore di Cristo a queste famiglie, ristabilendo un clima di mutuo rispetto e facilitando il miglioramento delle relazioni comunitarie, specialmente tra gruppi antagonisti. Il percorso è ancora lungo, ma molti passi sono stati fatti per ristabilire l’armonia e fare in modo che le violenze passate siano solo un ricordo.