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La forza delle donne che temono il Signore

(Di Stèphanie Linda Maserin)

Iniziata la primavera, l’Italia si colora, e uno dei fiori che appare tra i primi è la gialla e vivace mimosa. Tutti l’associano all’8 marzo, la giornata internazionale della donna, perché rappresenta la forza e la femminilità, e dal 1946 ricorda la re

silienza delle donne, capaci di rialzarsi dopo ogni difficoltà.

Ma il valore delle donne viene riconosciuto molto prima delle lotte per i diritti per arrivare alla parità di genere. Già nel V secolo a.C., nell’ultimo capitolo del libro dei Proverbi troviamo “L’Elogio della donna virtuosa” (Proverbi 31:10-31).

Questi versetti non sono un manuale per essere una moglie perfetta, ma illustrano il lavoro intraprendente di una donna che teme il Signore.

Proverbi 31: 12-15: Lei gli fa del bene, e non del male, tutti i giorni della sua vita.  Si procura lana e lino, e lavora gioiosa con le proprie mani. È simile alle navi dei mercanti: fa venire il suo cibo da lontano. Si alza quando ancora è notte, distribuisce il cibo alla famiglia e il compito alle sue serve.”

Tra i problemi affrontati l’8 marzo, non c’è solo la questione della parità, ma l’attenzione è rivolta anche alla libertà della donna, che purtroppo non c’è ancora in tutte le culture. Questo tema non venne affrontato per la prima volta nel congresso per il colonialismo e la questione femminile (suffragio universale), del 1907  a Stoccarda, ma già dal primo libro del Nuovo Testamento. In Matteo 1:3-5, nella genealogia di Gesù, si menzionano non solo gli uomini della famiglia, ma anche tre donne: Tamar, Raab e Rut. Queste donne ebbero una vita piena di difficoltà. La prima, Tamar, venne violentata dal suo fratello Amnon. Raab, secondo Giacomo e l’epistola agli Ebrei, era una prostituta, che riconobbe Dio come l’unico vero Dio. E infine, Rut, donna moabita proveniente dal paganesimo, che dopo essere diventata vedova decise di seguire sua suocera emigrando in una Patria straniera. Nonostante tutte le avversità, credettero e scelsero di seguire Dio.

Gesù, con il suo comportamento e modo d’agire, non ha mai discriminato le donne. Basta pensare alla sua conversazione con la donna samaritana al pozzo (Giovanni 4:1-42). I discepoli rimasero meravigliati, ma Gesù dava e dà la stessa importanza a uomini e a donne.

Ci sono esempi più recenti di donne forti, che temono il Signore, e per molte di loro abbiamo pregato o stiamo pregando. Pensiamo alle nostre sorelle della chiesa clandestina. Nel Ventunesimo secolo, il caso Asia Bibi ha fatto molto scalpore . È stata la prima donna pachistana condannata per blasfemia, e ha preferito rimanere in carcere per più di 3’000 giorni piuttosto che rinnegare la sua fede in Cristo. Il 31 ottobre 2018 la Corte Suprema assolve Asia Bibi per inconsistenza delle prove, dopo 9 anni di agonia, in cui Associazioni di tutto il mondo, come la Missione per la Chiesa Perseguitata fondata da Richard e Sabina Wurmbrand, e Media Internazionali si sono mobilitati per sostenerla.

Dallo scorso 24 febbraio, gli occhi del mondo sono puntati sulle donne ucraine, che stanno scappando dalla guerra da sole o accompagnate dai figli, verso i confini con la Romania e la Polonia, dove trovano aiuti umanitari, per potersi salvare e non far vivere ai loro bambini i bombardamenti e gli spargimenti di sangue. Altre donne, in fuga o già arrivate oltre confine, attendono notizie dai figli e dai mariti al fronte, che tramite sms clandestini scrivono loro di essere ancora vivi. Altre ancora, dopo aver messo in salvo i loro figli, si sono arruolate per difendere il proprio Paese. Sorelle di sventura, che hanno la forza di combattere per le loro famiglie e la loro patria.

La festa internazionale della donna cade l’8 marzo, ma serve a ricordare non solo la forza delle donne, ma anche, e soprattutto il privilegio che Dio ha dato loro per tutti gli altri 364 giorni dell’anno: un ruolo importante e meraviglioso.