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Cyber World: un mosaico di sfide specifiche
(Stéphanie-Linda Maserin)
Durante la conferenza pubblica “Cyber World” a cura della Shepherd International University di lingua italiana e moderata da Tezy Veeren, sono state analizzate le dinamiche di questo mondo virtuale dal punto di vista cristiano. Esso non dev’essere visto solo come inquietante, ma anche come opportunità di cogliere la nuova sfida.
In un mondo interconnesso e tecno-capitalista viviamo in una sorta di infosfera, composta sia dal cyberspazio che dai media classici, dove parte della vita fisica è anche digitale.
Martina Zardini e Sandro Gianneramo, sociologi, autori e docenti esperti di tematiche legate alla famiglia, alla genitorialità, all’adolescenza, ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, hanno trattato il tema del Cyberbullismo, un fenomeno globale spesso sottaciuto nell’ambiente cristiano, spiegando anche le sue radici socioculturali.
L’esordio della coppia parte dalle radici del bullismo, che troviamo già nella Bibbia nel libro della Genesi. I due citano gli esempi di un bullo e di una vittima: Caino, un uomo con disturbo di personalità narcisistica e un bullo nei confronti del fratello, e Giuseppe, una cosiddetta vittima provocatrice.
Ma quelle che una volta erano molestie, discriminazioni, truffe, furti, ecc… con una componente fisica e diretta, con l’avvento dell’era digitale si spostano nel web, nella dimensione cibernetica. Tramite i Social Network, i Forum, le Chat, i vari servizi di messaggistica, il fenomeno può essere perpetrato da estranei, e rimanere in rete, perché non c’è limitazione legata al tempo o allo spazio.
Il Cyberbullismo può iniziare in qualsiasi momento e indipendentemente dalla distanza geografica, portando la diffusione su scala globale di materiale privato. Ne consegue, che anche per le stesse autorità il controllo è più difficile, nonostante in Italia sia stata introdotta la Legge 71/17 per affrontare il problema.
I coniugi hanno presentato la terminologia inglese (poiché è un fenomeno internazionale) che spiega diversi atti di Cyberbullismo, oltre a spiegare le conseguenze psicosociologiche di cui soffrono le vittime. Si va dall’ansia alla depressione, fino ad arrivare al suicidio. Questo fenomeno si verifica soprattutto nei paesi industrializzati, e può riguardare, oltre agli studenti, anche gli adulti.
L’indagine sociologica spiegata dai due conferenzieri, va a vedere le cause manifeste e latenti all’interno del contesto familiare e socioculturale, e mostra come gli stili educativi possano portare i figli ad essere o bullo o vittima. Teoricamente ci ritroviamo ad agire come siamo stati cresciuti, ma in realtà c’è sempre la sfumatura: una persona che si distanzia dal modo di fare dei propri genitori.
Ma oggigiorno quali sono i sistemi di valore insegnati dalle famiglie?
- Individualismo – pericoloso e fondante della nostra postmodernità
- Egoismo – anziché improntarsi sulla solidarietà.
- Deresponsabilizzazione – non si tiene conto del bene collettivo, ma si tutela la propria convenienza.
La precarietà e l’incertezza della nostra società indeboliscono la certezza del futuro. Si vive in un eterno presente senza alternative, e il denaro è visto come l’unico generatore del mondo. Il mercato usa i giovani per il loro corpo, si è passato dalla valutazione della persona dalle sue prestazioni alla sua oggettività. Un esempio sono gli influencer, che usano il loro aspetto fisico.
I due concludono il loro intervento, spiegando come ormai si seguano i modelli televisivi e gli influencer. Non c’è più l’effetto dell’essere sociale, ma c’è l’individualismo, l’esibizionismo… il gesto non ha più risonanza emotiva, perché c’è il vuoto di empatia. Il cyberbullo agisce per istinto: un impulso che si manifesta con i gesti. Presentano anche delle statistiche sulle conseguenze del cyberbullismo: più di 200 suicidi all’anno di giovani, 3 milioni di persone con disturbi alimentari, e 2 milioni di autolesionisti.
E la soluzione a tutto questo?
Ci deve essere un’alleanza tra famiglia e scuola, perché se i comportamenti non vengono corretti nell’infanzia, come adulto ci sarà un abbassamento dei freni inibitori e un eccessivo senso di sé. La famiglia e la socialità devono interessarsi alle nuove generazioni, lodando i ragazzi per le buone azioni e sgridandoli per le cattive. Come cristiano dobbiamo raccogliere la sfida e mettere subito mano al contesto familiare e globale.
La tecnologia ci mette dei limiti, per capire come ci sentiamo e descriverlo. Per poterci esprimere abbiamo bisogno di tempo e spazio, ma nel mondo virtuale bisogna rispondere immediatamente, e le emozioni, la maggior parte delle volte, sono delle faccine.
Giada Perinel psicologa clinica, psicoterapeuta ad approccio analitico transazionale, psico-oncologa e formatrice in ambito sanitario, ha spiegato la mente in rete. Gli aspetti psicologici dell’essere connessi, e la differenza tra verità e vanità.
La dottoressa Perinel mostra la mente sotto tre aspetti. In psicologia è l’insieme di tutte le attività psichiche consapevoli e non consapevoli. Nella Bibbia invece si parla di anima, definita come l’insieme dei nostri pensieri, emozioni e comportamenti. Quella forza è l’azione che il corpo produce, il comportamento. Spesso ci occupiamo più dell’apparire, dell’estetica, la salute fisica, la parte spirituale nelle chiese, ma tra corpo e spirito c’è l’anima, con pensieri, ferite, emozioni e risorse e se non ce ne occupiamo va impattare sul nostro rapporto con il web. Mentre nella rete è l’insieme delle caratteristiche tecnologiche di ciò che riguarda il mondo virtuale. La rete è uno strumento utile. Il modo in cui noi ci approcciamo impatta su tutti i fronti, stare tante ore davanti al PC dà problemi fisici, problemi psicologici (isolamento), e problemi spirituali (cliccare un banner pornografico in un momento di fragilità lascia ferito lo spirito).
Dopo l’introduzione, spiega come il mondo virtuale è molto vicino al mondo reale che sperimentiamo, e di come può cambiare seguendo due principi: vanità e verità. Per la verità bisogna puntare più all’essere che al fare, e tutte le volte che ci rapportiamo nella vita reale con il Cyber World cercando soddisfazioni fittizie, alla fine ci sentiremo più vuoti. Non si nutre il vuoto, ma lo si rinforza creando una voragine.
Dobbiamo imparare ad approcciarci alla rete senza paura, ma anche stare attenti a ciò che visualizziamo, perché nel Cyber World sono coinvolti tre sensi: vista, udito e tatto. Le community possono influenzarci, o quando guardiamo Instagram velocemente, la nostra memoria immagazzina tutte le immagini senza che noi ce ne rendiamo conto.
Quando viviamo nella verità la vita virtuale è parte della nostra vita reale. Noi riproduciamo quella verità sul monitor e siamo nella coerenza.
Infine, Giada Perinel, presenta i profili di personalità più diffusi nella vanità (narcisistico, istrionico, borderline, antisociale…), le trappole della rete (cyberbullismo, Hating, Revenge Porn…) e le possibili sindromi (FOMO, dipendenza da giochi, pornografia, hikikomori…)
Per concludere spiega come l’adolescenza sia un tempo delicatissimo nella nostra vita, e che ricevere il primo smartphone a 11 anni non è di aiuto. Da dopo la pandemia Covid-19, molti degli adolescenti che hanno studiato con la didattica a distanza (DAD) hanno attacchi di panico o soffrono di depressione a causa del ritorno a scuola. Gli accessi alla rete avvengono troppo velocemente e i ragazzi possono essere soggetti a pericoli.
Come cristiani non demonizziamo la rete, ma accompagniamo le persone a essere più vicine al principio della verità. Dobbiamo dare gli strumenti per proteggere il proprio cuore (ad esempio il parental control nello smartphone dei ragazzi), dare l’esempio con le pagine social, incoraggiare la socialità, e avere un approccio flessibile e al passo con i tempi. Vediamo la rete come un servizio, e non come una dipendenza.
Le dipendenze sono fondamentalmente una battaglia di desideri. Vanno ad addormentare il dolore, che si sente nelle profondità. Questi desideri sono contrari allo spirito, e lo spirito ha dei desideri contrari alla carne. Serve la potenza espulsiva di un nuovo amore per vincere un vecchio amore.
Antonio Morra giornalista e autore del bestseller “Porno Tossina”, ha una grande esperienza nell’ambito di temi come pornografia, dipendenze, ministero per giovani/adolescenti.
Dopo aver dato una definizione sulla pornografia e presentato le statistiche italiane a riguardo, negli ultimi 10 anni sono aumentate le donne che ne fanno uso, e anche i minori che seguono siti pornografici: 9 ragazzi su 10 e 6 ragazze su 10, e la prima visualizzazione avviene tra i 9 e gli 11 anni. Un’età dove ancora non si parla di relazioni affettive e sessualità, e questi ragazzi sviluppano una sessualità malata. Cose come Cyber Sex, Sexting viene fatto dal 40% degli adolescenti.
Morra, ha presentato una statistica fatta anche tra i ragazzi delle chiese: il 70% dei ragazzi delle chiese guardano pornografia, 70% maschi e 27% femmine. Altri era la prima volta che ne sentivano parlare, ma il Cyber World è pericoloso in questo senso. La pornografia è aggressiva (banner, pop up…) è la pornografia che cerca i clienti.
Qualsiasi cosa si colleghi a internet può entrare nella pornografia, non importa dove si è, e la dipendenza da pornografia non ha sintomi esterni molto evidenti, se la persona non chiede aiuto, nessuno lo saprà mai.
Ma quando è troppo tardi si trovano nella cronaca, notizie di ragazzi che si sono tolti la vita a causa di loro foto o video online a sfondo sessuale.
L’autore spiega accade al nostro cervello per portare la dipendenza, e infine come aiutare le persone ad uscirne. Innanzitutto, creando la consapevolezza del problema, anche nelle chiese. Il 60% dei leader di chiesa non considerano la pornografia un problema, e non parlarne non aiuta.
Confessare oltre a Dio a un’altra persona, significa chiedere aiuto. Il processo non è immediato, l’autore lo sa bene e perciò ha creato un manuale di aiuto.
Come cristiani la nostra risposta non deve essere pregherò per te, ma serve un affiancamento con una persona che possa aiutare in modo concreto.
Per concludere il suo intervento, Antonio Morra ha condiviso con il pubblico la sua testimonianza.
Per affrontare l’era digitale nell’ottica della visione di Dio, non dobbiamo avere atteggiamenti ansiogeni e fuggiaschi, ma rimanere bene ancorati alla Parola di Dio.
Leonardo De Chirico, esperto di bioetica, autore, conferenziere, docente di teologia e pastore, ha introdotto e concluso l’evento. Dapprima presenta un mosaico sfide specifiche per il Cyber World, partendo dagli interrogativi che da sempre ci contraddistinguono:
- Da dove veniamo?
- Che cos’è l’uomo?
- Che cos’è l’umano?
- Cosa significa vivere bene e per l’eternità?
Se una volta bastava rispondere con i termini tecnici dati dalla corrente evoluzionista o dall’antropologia, ora bisogna fare i conti con nuovi campi, settori, linguaggi, realtà e mondi. È tutto nuovo, ma è tutto già visto sotto il sole. Le risposte alle domande sopra citate cambiano a causa dell’effetto inquinante dell’antropo-centralizzazione (umano come ruolo centrale). Ad esempio esistono risposte per inizio vita e per la cosiddetta fase calante con anche le possibili proposte volte ad eliminare queste due fasi della vita (aborto ed eutanasia). Oppure, dagli anni ’70 si è iniziato via via ad avere un aspetto “fluido”, togliendo la differenza binaria di genere.
Inoltre, De Chirico presenta il Post-Umanesimo, la volontà di creare un uomo migliore in tutto. Si vuole diventare come Dio, e oltrepassarlo, grazie alla creazione di un post-umano. Tutto ciò è possibile grazie all’avvento della tecnologizzazione e della digitalizzazione della vita, e viene fatto per rispondere alle varie domande e all’esperienze umane. Ma questo voler oltrepassare l’umanità dove ci porta? Quest’ultima, creata da Dio come dono in cui crescere e progetto per noi, viene infranta dal Cyber World, e va in degrado lasciandoci in una realtà disumanizzata.
Dopo un incipit tanto drammatico e fantascientifico, ci viene anche fornita una soluzione. Come cristiani dobbiamo essere i testimoni di un’umanità “redenta” e combattere la rivoluzione in corso con le armi che Dio ci ha dato.
Innanzitutto, bisogna capire le trappole di questo nuovo mondo, le promesse molto appetenti (ricchezza, soddisfazione…), e avere una particolare attenzione per le persone a rischio (giovani, bambini, anziani, coppie…), mostrando loro che la fede cristiana ha la risposta migliore rispetto a tutte le altre opzioni. Non è nel numero di follower la popolarità, ma nella pienezza della vita in Cristo. Se le nostre chiese e le nostre vite sono piene di Cristo, possono essere magneti per una vita nuova e attrarre chi sta cercando altrove. Bisogna proporre l’Evangelo ed educare ad essere persone nuove in Cristo, per avere una vita ricca di verità, amore, compassione, speranza e umanità.
“I nuovi linguaggi del Cyber World si possono imparare, ma sempre stando saldamente ancorati alla Bibbia, per poter accettare le persone di passaggio, vulnerabili e fragili. Che il signore ci benedica in questa vocazione.” Conclude Leonardo De Chirico
Potete trovare tutta la conferenza sul canale youtube SIU.Italia.