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I cinque princìpi che sconvolsero il mondo
Di Gianni di Giandomenico
“…per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (Giuda 3). Cinquecento anni fa ebbe inizio la cosiddetta “Riforma protestante”, un termine che ha spesso assunto il significato di contestazione, di rivolta. In realtà questo movimento voleva riaffermare, in positivo (Pro-Testi = Testimoniare a favore), principi biblici che rischiavano di perdersi in una sterile pratica religiosa.
La scoperta dell’America, la nascita degli stati nazionali, la fine dell’oscurantismo medioevale, la ridefinizione dei flussi commerciali mondiali, la rivoluzione culturale dell’Umanesimo e del Rinascimento, la riscoperta dell’età classica, e un interiore bisogno di rapporto con Dio (vedi Francesco d’Assisi o Pietro Valdo e altri ancora): furono questi gli elementi che innescarono la Riforma protestante, di cui proprio quest’anno ricorre il cinquecentesimo anniversario. Il fuoco sotto la cenere del XVI secolo prese ad ardere in modo del tutto inatteso per l’esigenza spirituale sentita, a tutti i livelli, da un’intera società. Poteva infatti un monaco tedesco, con la sua crisi religiosa personale, sollevare i popoli nel modo in cui essi si sollevarono? Naturalmente la sua iniziativa non fu che la scintilla gettata al momento giusto in un ambiente pronto ad esplodere.
Le tesi di Lutero sono del 1517, ma pochi anni dopo (1529), i prìncipi e le città dichiarano di aderire alla sua proposta: “Attestiamo (protestamur) dinanzi a Dio, che non acconsentiremo a cose contrarie a Dio, alla sua Parola, alla nostra coscienza…”. Non uno scisma, ma la rivendicazione di una predicazione tratta dal testo biblico. Il loro ‘protesto’ era rivolto contro ogni errore o abuso introdotto o mantenuto nella chiesa di Cristo, e un testimoniare in difesa della verità cristiana.
Diceva Erasmo: “Così come il problema religioso appartiene intimamente a ciascun individuo, sia chierico o laico, così il problema della riforma della chiesa compete a tutti i credenti, senza distinzione” e la forma che la chiesa avrebbe assunto doveva dipendere dalla retta comprensione del messaggio che è alla base della sua istituzione, il Vangelo e le altre Scritture, che pertanto dovevano essere lette nella loro espressione originale, senza la costrizione di un’interpretazione imposta d’autorità.
Parole di Papa Francesco: “Prima di convertirsi, Francesco d’Assisi era un cristiano all’acqua di rose, ma dopo aver letto il Vangelo si innamorò di Gesù”. (Avvenire del 29/07/2014). Quanti Francesco abbiamo perso con la proibizione della lettura della Bibbia, messa all’indice come tanti altri libri e opere d’arte?
I cinque “Sola”
La Riforma protestante si basa sulla riaffermazione di cinque princìpi biblici fondamentali del cristianesimo, annacquati nel tempo con le liturgie ecclesiastiche e con tutte quelle credenze religiose che avevano allontanato il cristianesimo dal suo obiettivo fondamentale: la testimonianza di Cristo.
Sola Scriptura
La Sola Scrittura è quella trasmessa alla chiesa da Gesù (Torah, Profeti, Salmi. Rif. Evangelo di Luca 24:44), e dagli apostoli (la chiesa è fondata sull’insegnamento degli apostoli, Efesini 2:20).
La Bibbia è sufficiente ad insegnare all’uomo la via da seguire.
Quando i Riformatori usarono le parole Sola Scriptura, stavano esprimendo il loro riguardo per l’autorità della Bibbia, e ciò che intendevano è che solo la Bibbia è la nostra autorità ultima. Non il papa, non la chiesa, non le tradizioni della chiesa o i concili della chiesa, e ancor meno le impressioni personali o i sentimenti soggettivi, ma solo la Scrittura. Altre fonti d’autorità possono avere un ruolo importante. Alcune sono anche stabilite da Dio, come l’autorità dei presbiteri in chiesa, l’autorità dello stato, o l’autorità dei genitori sui figli. Ma solo la Scrittura è veramente finale. Quindi, se una qualunque di queste altre autorità si allontana dall’insegnamento biblico, deve essere giudicata dalla Bibbia e rigettata.
Crediamo ed accettiamo l’intera Bibbia come l’ispirata Parola di Dio, unica, infallibile ed autorevole regola della nostra fede e condotta.
L’espressione ‘intera Bibbia’ si riferisce sia all’Antico e sia al Nuovo Testamento: l’Antico Testamento segue il canone ebraico di trentanove libri. Sono esclusi i cosiddetti libri deuterocanonici.
Il Nuovo Testamento è composto di ventisette libri. In tutto sessantasei.
Solus Christus
La chiesa del Medioevo parlava di Cristo. Una chiesa che non lo facesse difficilmente potrebbe affermare di essere cristiana. Ma la chiesa medievale aggiunse molti meriti umani all’opera di Cristo, tanto che non era più possibile dire che la salvezza è interamente per mezzo di Cristo e della sua espiazione. Questa era la più fondamentale delle eresie, come i Riformatori correttamente intuirono. Era l’opera di Dio più la nostra rettitudine personale. Il motto Solus Christus fu formulato per ripudiare quell’errore. Esso afferma che la salvezza è stata operata una volta per tutte per la sola opera di mediazione del Gesù Cristo storico. La sua vita senza peccato e l’espiazione sostitutiva sono sufficienti per la nostra giustificazione, e un qualunque altro ‘vangelo’ che non lo riconosca o lo neghi è un falso vangelo che non può salvare nessuno. Solo Cristo è il redentore dell’umanità.
Sola Gratia
Le parole Sola Gratia significano che gli esseri umani non possono avanzare alcun credito su Dio. Ossia, Dio non ci deve nulla eccetto la punizione per i nostri molti e ben volontari peccati. Quindi, se egli salva dei peccatori, è solo perché si compiace di farlo. Infatti: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Timoteo 2:4). In realtà, senza la sua grazia e l’opera di rigenerazione dello Spirito Santo che da essa proviene, nessuno si salverebbe, perché nella nostra condizione perduta, gli esseri umani non sono capaci di guadagnarsi, cercare o anche di cooperare con la grazia di Dio. Insistendo sulla Sola Grazia i Riformatori stavano negando che i meriti umani, le tecniche o le strategie possano mai condurre alcuno alla fede. È la sola grazia espressa nell’opera soprannaturale dello Spirito Santo che ci conduce a Cristo, liberandoci dall’asservimento al peccato e resuscitandoci dalla morte alla vita spirituale. La Sola Grazia ci dice che Dio ci ha redenti per amore ancor prima che l’uomo potesse in qualche modo ingraziarselo.
Sola Fide
I Riformatori non si stancarono mai di dire che la giustificazione è per sola grazia per mezzo della sola fede per opera di Cristo soltanto. In termini teologici, la dottrina fu espressa come “giustificazione per Sola Fede”, l’articolo su cui la chiesa rimane salda o cade, secondo Martin Lutero. I Riformatori chiamavano la giustificazione per Sola Fede “il principio materiale” del cristianesimo, perché esso riguarda la materia stessa o sostanza di ciò che una persona deve comprendere e credere per essere salvata. La giustificazione è una dichiarazione di Dio fondata sull’opera di Cristo. Proviene dalla grazia di Dio e giunge all’individuo non per alcunché che egli o ella abbia potuto fare, ma per Sola Fede (Sola Fide). Possiamo affermare la dottrina in modo completo come segue: la giustificazione è l’atto di Dio con cui egli dichiara giusti i peccatori per merito di Cristo soltanto, per la sola grazia, per mezzo della sola fede. La Sola Fede nel sacrificio di Gesù sulla croce è sufficiente per essere accettati da Dio.
Soli Deo Gloria
Ognuno di questi grandiosi punti converge nel quinto motto: Soli Deo Gloria, che significa ‘a Dio soltanto sia la gloria’. È ciò che l’apostolo Paolo espresse in Romani 11:36 quando scrisse “a Lui sia la gloria in eterno! Amen”.
Queste parole seguono naturalmente dal discorso precedente, “Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte …