Editoriali
Tragedia, paura, fede, rinascita
L’immagine di copertina del nostro giornale mostra una delle grandi paure dell’uomo materializzata davanti ai nostri occhi: il terremoto, la furia incontenibile della natura che si scatena inghiottendo nella terra case, strade, automobili, e purtroppo persone, e con loro, vite, sogni, speranze. È difficile, davanti a tanta devastazione, davanti a tante vite spezzate (molti anche i bambini) essere positivi, portare speranza e consolazione.
Il nostro cordoglio va alle vittime del terremoto di Amatrice e dei paesi limitrofi, e la nostra preghiera al Signore affinché possa consolare e confortare coloro che hanno perso i propri cari nel terribile sisma. Ma la fede che abbiamo in Gesù ci dice di non fermarci alla tristezza e alla disperazione: anzi proprio nel mezzo della tempesta più forte e violenta possiamo trovare conforto e protezione in Lui, trovare nuove energie e nuove motivazioni per la nostra vita.
Proprio con l’esempio della tempesta nel Vangelo di Matteo Max Lucado (a pagina 3 di questo giornale) affronta il tema della nostra reazione alle difficoltà, in particolare contrapponendo la paura alla fede. In questo brano, Gesù richiama i discepoli: “Perché avete paura, o gente di poca fede?” (Matteo 8:26).
La paura è un sentimento molto potente: se da una parte a volte costituisce una forma di autodifesa perché ci induce alla prudenza e a non compiere azioni troppo rischiose, molte volte ha il potere di bloccare le nostre attività al punto da paralizzarci completamente. La fede, al contrario, ci induce ad affrontare qualsiasi situazione con speranza, con coraggio e con un atteggiamento positivo. Si dice che un grande uomo o una grande donna non si vedono nel momento del successo, ma da come reagiscono alle difficoltà. Di fronte alle tragedie come quelle del terremoto appena passato la fede è un ingrediente fondamentale per trasformare il lutto in nuova speranza e in nuova vita: “Nel giorno della paura, io confido in Te” (Salmo 56:3).
E una grande fede è anche fondamentale per far rinascere interi popoli e nazioni dalle tempeste e dalle tragedie di feroci persecuzioni: è il caso degli Armeni, una popolazione cristiana ora circondata da aggressivi Stati musulmani, che è sopravvissuta a un genocidio perpetrato negli anni Venti del secolo scorso dai Turchi, una tragedia che ancora oggi non riesce a trovare spazio nella memoria collettiva perché pervicacemente negata dallo Stato turco. Magdi Cristiano Allam, reduce da un viaggio-reportage in Armenia, ne traccia un interessante parallelismo con il popolo di Israele e lo Stato ebraico: entrambi popoli che si identificano in una fede, entrambi popoli che hanno subìto tremende persecuzioni, entrambi popoli che hanno fondato nazioni prospere nonostante l’opposizione aggressiva di vicini ostili. Certamente un fattore fondamentale della rinascita di questi popoli è stata la fede, che ha permesso di trasformare immani tragedie in punti di partenza per un futuro luminoso. Ed è questo anche il futuro che auguriamo a tutte le popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto scorso: rinascere dalle macerie più forti di prima e con una nuova speranza.
Maurizio B. Mirandola